Riflessi d’apprendimento: specchiarsi nel subconscio per lasciare il segno.
Riflessi d’apprendimento
La memorizzazione dei gesti e il loro fissarsi nel subconscio è un processo complesso che coinvolge il sistema nervoso centrale, in particolare il cervello, attraverso una combinazione di apprendimento motorio, ripetizione e consolidamento. Questo fenomeno è centrale nello sviluppo di abilità motorie e tecniche, come nel calcio, nella danza o nella scrittura. Ecco come avviene il processo:
1. Osservazione e apprendimento iniziale (fase cognitiva)
Quando un gesto è appreso per la prima volta, il cervello elabora l’azione principalmente attraverso l’osservazione e il pensiero consapevole. In questa fase:
• L’input visivo (osservazione del gesto) e uditivo (istruzioni) viene elaborato dalla corteccia cerebrale, in particolare dalla corteccia motoria e dalla corteccia parietale.
• I neuroni specchio, come descritto in precedenza, giocano un ruolo importante nel riconoscere l’azione e simulare mentalmente il gesto osservato.
• Il movimento iniziale è spesso impreciso perché il cervello sta ancora costruendo una “mappa motoria” di come compiere il gesto.
2. Pratica e ripetizione (fase associativa)
La ripetizione è la chiave per fissare un gesto. Durante la pratica:
• Il cervelletto (responsabile della coordinazione e della precisione) e i gangli della base (coinvolti nell’apprendimento motorio) lavorano insieme per migliorare il controllo del movimento.
• La ripetizione del gesto rafforza le connessioni tra i neuroni che si attivano durante quell’azione, un processo chiamato potenziamento a lungo termine (LTP). Questo rafforzamento crea una sorta di “autostrada” neuronale che rende il gesto più fluido e automatico.
• Gli errori vengono progressivamente ridotti grazie al feedback visivo, cinestetico (sensazione del movimento) e a eventuali correzioni esterne (ad esempio, un allenatore).
3. Consolidamento e automatizzazione (fase autonoma)
Quando un gesto viene praticato ripetutamente, il cervello passa dall’elaborazione consapevole a quella inconscia.
• La corteccia motoria primaria prende il controllo diretto del movimento, con una minore necessità di intervento da parte delle aree superiori (come la corteccia prefrontale).
• Il subconscio entra in gioco: il movimento diventa automatico, liberando risorse cognitive per concentrarsi su altre cose (come tattiche di gioco o decisioni).
• Durante il sonno, in particolare durante la fase REM, il cervello consolida ulteriormente il gesto, rafforzando le connessioni neuronali e migliorando l’esecuzione.
4. Coinvolgimento emotivo e attenzione
Per fissare un gesto nel subconscio in modo duraturo, è fondamentale l’emotività e l’intenzione con cui viene appreso.
• La motivazione e il coinvolgimento emotivo attivano il sistema limbico (coinvolto nell’elaborazione delle emozioni) e aumentano il rilascio di dopamina, che facilita l’apprendimento.
• Un gesto appreso con emozioni positive o in situazioni significative tende a fissarsi più rapidamente rispetto a uno appreso con noia o disinteresse.
5. Raffinamento continuo
Anche dopo che un gesto è stato fissato nel subconscio, la pratica continua e la correzione permettono di raffinarlo. Questo avviene grazie alla neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di modificarsi e adattarsi continuamente.
Esempio nel calcio:
Un calciatore che apprende un passaggio lungo inizialmente esegue il gesto con consapevolezza, pensando a ogni dettaglio (come posizionare il piede d’appoggio, inclinare il corpo, calcolare la forza). Con la pratica, i movimenti diventano più fluidi e, col tempo, il gesto si automatizza: il giocatore esegue il passaggio senza pensarci, permettendo al suo cervello di concentrarsi su altre variabili, come la posizione dei compagni o degli avversari.
In sintesi, la memorizzazione di un gesto e il suo fissarsi nel subconscio avvengono attraverso un ciclo di osservazione, pratica, consolidamento e ripetizione, alimentato dall’intenzione e dall’emotività. È un processo che richiede tempo e dedizione, ma che permette di trasformare un’azione complessa in un’abitudine automatica.
Forse qualcuno pensa che questi aspetti siano di secondaria importanza nella consapevolezza di come creare un percorso formativo adeguato mentre oggi come oggi molti fuori da questo paese curano il dettaglio di crescita a 360 gradi quindi a mio avviso bisogna cambiare la prospettiva di formazione.